venerdì 18 maggio 2012

IL NOSTRO TRAGICO UNIVERSO di Scarlett Thomas

Prima mia esperienza con Scarlett Thomas e con il suo genere letterario. Ammetto di essermi lasciata tentare soprattutto perché l'autrice si chiama come la mia eroina letteraria preferita (per chi non lo sapesse, sto parlando della protagonista di "Via col vento") e poi, perché i libri di questa autrice hanno sempre delle copertine molto simpatiche.

Meg è una ragazza che si barcamena nella vita di tutti i giorni; una vita che la delude sempre di più: costretta a recensire libri che non la entusiasmano; vive con un fidanzato inetto, che non la sostiene in niente; nutre un'insana passione per un uomo molto più grande e impegnato, quindi inacessibile; e come se non bastasse, da anni il libro che sta scrivendo è fermo alla prima pagine, quel libro che dovrebbe essere la sua grande occasione, il trampolino di lancio per diventare un'affermata scrittrice, ma che non riesce proprio a portare a termine. Nonostante ciò, Meg non si pone molte domande, non ne vede l'utilità, e non affronta fino in fondo i suoi problemi e la sua insoddisfazione. Fino a quando le viene recapitato un improbabile libro di pseudo-scienza, che le fa cambiare idea. Tra psicologia e tarocchi, filosofia e humour, enigmi buddisti e teoremi di fisica, teorie sull'universo e leggende fatate, Meg riuscirà a compiere quel piccolo, ma significativo, cambiamento di cui la sua vita necessita.

Un bel romanzo che fa sognare e sa affascinare; ammetto che non mi ha conquistato dall'inizio, ci ha messo un po', ma procedendo nella lettura ha saputo appassionarmi sempre di più. Scarlett Thomas è in grado di tenerti sulle spine in un modo piacevole e resti incollato alle pagine che scorrono, anche quando la trama si complica un po' troppo. Personalmente mi sono persa un po' quando Meg e alcuni suoi amici, di vecchia data, si impegnano in un'intensa conversazione sull'universo che ci circonda. Io non sono un'esperta sull'argomento e i personaggi del libro ne parlano con competenza, quindi confesso di aver trovato quel punto leggermente complicato.

In realtà, lungo la storia, non accade veramente niente di eclatante che capovolge le sorti dei protagonisti, non ci sono gravi problemi da risolvere o che cambiano la vita; ma questo non rende meno piacevole e intrigante la lettura di questo libro. Ti sembra di tenere per mano Meg mentre percorre quel lungo cammino che la porterà a una presa di coscienza, costringendola finalmente a prendere in mano il timone della sua vita, sia sentimentale che professionale. Alla fine ti sentirai orgogliosa delle sue decisioni e le farai anche un po' tue.

Se anche tu stai vivendo delle situazioni che non ti soddisfano appieno, o ti trovi in un momento di stallo della tua vita, questo romanzo ti può aiutare a porti le domande giuste, a metterti di fronte alla realtà e darti quella spinta che ti serve per cambiare ciò che non va. Il cambiamento non deve essere per forza qualcosa di drastico o rivoluzionario, ma può essere anche un piccolo passo verso il futuro, qualcosa di semplice e all'apparenza insignificante, ma stabile e rassicurante...come una casa in riva al mare...

L'unico lato negativo l'ho notato alla fine: la conclusione non l'ho trovata completa, viene lasciata un po' in sospeso e alcune domande che si formano naturalmente lungo la storia non hanno una risposta. Ho scoperto, consultando altre recensioni, che questa è una caratteristica comune nei romanzi di Scarlett Thomas; comunque questo non mi impedirà di leggere anche altri libri di questa autrice.

VOTO: 8,5/10

martedì 15 maggio 2012

L'ELEGANZA DEL RICCIO di Muriel Barbery

Mi era stato caldamente sconsigliato di leggere questo libro. La maggior parte delle persone, a cui ho chiesto un'opinione, lo consideravano noioso, inconcludente e lento, in cui non succedeva niente di eclatante e di rilevante. Mi dispiace dissentire da queste opinioni, ma a me è piaciuto tantissimo. Ora mi piace ancora di più perché, nonostante tutta questa negatività che gli aleggiava intorno, è riuscito lo stesso a sorprendermi e conquistarmi.

Renée e Paloma vivono a Parigi, in un elegante palazzo abitato da famiglie dell'alta borghesia; ma le loro vite sono molto diverse. La prima è una portinaia, molto attenta ad apparire in tutto e per tutto conforme allo stereotipo: grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente. In realtà, Renée è una coltissima autodidatta, che adora l'arte, la filosofia, la musica, la letteratura e la cultura giapponese. Ogni giorno, i condomini passano di fronte alla guardiola di Renée quasi ignorandola, mentre lei li osserva restando in disparte. Invece Paloma è la figlia dodicenne di un ministro, intelligente, brillante, fin troppo lucida e disincantata per la sua età, che è stufa di vivere e ha deciso di farla finita il giorno del suo tredicesimo compleanno. Fino a quel momento fingerà di essere una ragazza mediocre, e cercherà di sopportare il padre ottuso, la madre svampita e la sorella egocentrica. Due personaggi  che vivono in due mondi molto diversi tra loro, ma accomunati dallo stesso sguardo lucido, critico e al tempo stesso ironico, con cui guardano la vita vuota ed effimera di quella borghesia parigina che le circonda. Ignare l'una dei segreti dell'altra, si incontreranno grazie all'arrivo nel palazzo di mousier Ozu, un ricco giapponese, il solo che saprà smascherare Renée.

Un incredibile romanzo a due voci, due punti di vista riguardo le stesse situazioni. Renée e Paloma si alternano continuamente nel romanzo, ognuna con le sue idee, le sue opinioni e le sue critiche riguardo quel mondo che le circonda; un mondo apparentemente pieno di ricchezze e felicità, ma che attraverso gli occhi delle due protagoniste si rivela vuoto, triste, costruito su cattiverie e solitudine.
Non è sicuramente una storia raccontata nel modo classico: inizio-conflitto-soluzione-fine. In realtà, non accade nessun evento particolarmente incisivo durante tutto il libro. Degli altri personaggi si conosce solo ciò che raccontano Paloma e Renée; e ci si ritrova a leggere di diversi avvenimenti della quotidianità borghese alcuni divertenti ed altri tristi. Il colpo di scena viene lasciato alla fine, chiudendo il libro con una nota dolce-amara. Personalmente mi è piaciuto molto come è strutturata la storia; l'ho trovato un libro estremamente raffinato ed elegante.

Mi sono piaciuti tanto i nomi degli animali domestici: gatti che si chiamano Costitution e Parlement e cani Neptune e Athéna (per non parlare del gatto della portinaia, chiamato Lev in onore di Tolstoj). Animali con nomi importanti, ma assolutamente normali, nonostante gli sforzi dei padroni per farli apparire più "umani" e aristocratici...
L'ambiente, in cui si svolge il romanzo, è costruito sull'apparenza, sull'ignorare i propri problemi e soprattutto quelli degli altri; quindi è divertente vederlo sgretolarsi attraverso gli occhi sia di Renée, che di quel mondo vede solo l'esterno, sia di Paloma, la quale invece ci vive all'interno tutti i giorni.

L'arrivo di mousier Ozu è una boccata di aria fresca, è quella punta di originalità che serve ad un certo punto del libro, altrimenti diventerebbe noioso; e questo ricco uomo giapponese crea una piccola svolta interessante. Inoltre porta quel tocco di oriente che non guasta mai, soprattutto in questo caso, che è così in contrasto con la cultura parigina. Anche il modo di guardare, di vedere e di comprendere di Ozu è diverso, e per questo in grado di scoprire veramente chi sono Paloma e Renée. Soprattutto quest'ultima, assolutamente invisibile agli occhi di chiunque, ma non a quelli di quest'uomo che riesce a vederla nel profondo.

Questo libro può anche far riflettere su quante volte, durante il giorno, anche noi passiamo di fianco a tante persone senza vederle veramente, parliamo con loro, ma ci comportiamo come se avessimo un grande velo che copre i nostri occhi e ci impedisce di vedere ciò che abbiamo di fronte, perché troppo presi dalla nostra vita, o semplicemente perché non le consideriamo alla nostra altezza. Dovremmo sforzarci di più di guardare oltre le apparenze.
Da questo romanzo è stato tratto un riuscitissimo film: "il riccio"; da guardare dopo aver letto il libro naturalmente!!

VOTO: 9/10

mercoledì 2 maggio 2012

UNA LONTANA FOLLIA di Kate Morton

Mi era talmente piaciuto "Il giardino dei segreti" che, appena finito di leggerlo, sono corsa in libreria per comprare l'ultima fatica dell'autrice. Come il primo, ho divorato anche questo e ora, senza ombra di dubbio, posso inserire Kate Morton tra i miei autori preferiti!!!

Edie Burchill non ha mai capito sua madre Meredith, una donna fredda , scostante e silenziosa, che ha passato una vita intera assorta in pensieri che solo lei conosce. Un giorno a casa Burchill arriva una lettera con il timbro di cinquant'anni prima: sulla busta, l'indirizzo di Milderhurst Castle, la dimora di campagna dove Meredith, a tredici anni, trovò accoglienza dopo essere stata sfollata da Londra a causa della seconda guerra mondiale. Di fronte a quella lettera ingiallita, Meredith è sconvolta e la figlia comprende che sua madre nasconde un segreto. Edie comincia così un viaggio nel passato; viaggio che inizia proprio dall'imponente castello ormai in rovina, con il suo giardino vasto e impenetrabile, dove sua madre ha vissuto i giorni che hanno segnato il suo destino. Il castello è ancora abitato dalle tre figlie del famoso scrittore Raymond Blythe, allora giovani e belle, con una vita piena di promesse davanti a sé; ma di quelle promesse la vita non ne ha mantenuta nessuna, e loro oggi non sono che tre ombre destinate a vagare, tra i corridoi dell'antica dimora, senza pace. Un luogo che porta impresso il ricordo di un incendio rovinoso, e di una morte che non ha mai trovato un senso. Immergendosi nei misteri, Edie potrà liberare sua madre da ciò che la opprime, e imparare a volerle bene.

Anche in questo romanzo ho ritrovato con molto piacere lo stile sublime della Morton. Ci sono degli elementi ricorrenti, che caratterizzano questa autrice: la storia di donne di diverse generazioni; un giardino incantevole e misterioso; e un libro di favole. Come nel libro precedente, le ambientazioni sono magiche e intriganti; le descrizioni sono accurate, coinvolgenti e affascinanti. Il suo modo di scrivere è scorrevole e la sua abilità nell'intrecciare passato e presente, già riscontrata nel primo romanzo, è stupefacente.
In questo ultimo lavoro si nota una piccola differenza stilistica: il racconto prende una leggera inclinazione gotica. Comprensibile dato che l'autrice sta svolgendo ricerche  per un dottorato sul gotico nel romanzo contemporaneo. Si tratta di un genere a me quasi del tutto sconosciuto, ma che in questo libro ho apprezzato molto; anche se in alcuni momenti mi ha fatto un po' paura, sicuramente aiutato dal fatto che lo leggessi prevalentemente di notte e che questo influenzasse, non poco, il mio stato d'animo.

Altro elemento ricorrente è la bravura dell'autrice di far capire cosa è accaduto, lasciando piccoli indizi lungo il racconto, ma sempre fermandosi al punto giusto, prima di svelare tutto; per poi sorprendere il lettore nei capitoli finali, dove tutti i fili della storia vengono tirati perfettamente. Inoltre, alla fine del romanzo c'è un dettaglio che può sembrare irrilevante, ma che se hai letto attentamente tutta la storia non potrà sfuggirti, e procurarti un leggero sussulto del cuore.

Ora vorrei addentrarmi in un argomento che non ho mai trattato nei precedenti post, ma che in questo caso mi sento in dovere di affrontare. Sorvolando sul perché il titolo originale "The distant hours" diventi in italiano "Una lontana follia"... se qualcuno lo sa, me lo spieghi; vorrei commentare la scelta della copertina. Come potete notare, ho messo qui accanto la copertina della versione inglese: è molto bella e suggestiva, con il portone del castello che si apre sul giardino misterioso e ormai abbandonato; inerente con gli elementi principali del romanzo. Ora vorrei che andaste all'inizio di questo post a guadare la copertina del libro italiano: vi ricorda qualcosa? Personalmente mi ricorda il film "The ring". Per me l'immagine era talmente inquietante, che mettevo il libro a faccia in giù sul comodino, per evitare di doverla vedere ogni volta che entravo in camera... si, lo so, mi spavento con poco. Era davvero necessario creare una copertina del genere? Capisco che il romanzo è un po' gotico, ma qui siamo scivolati quasi nell'horror. No, non mi piace proprio, è terribile, e in oltre non la trovo nemmeno così attinente alla storia; ma questa è l'unica nota negativa del libro.

Se le informazioni, che ho raccolto da quel gigantesco calderone che è internet, sono vere, Kate Morton sta terminando, in questi giorni, il suo ultimo romanzo, che dovrebbe intitolarsi "The secret keeper". Ripeto: non ne sono sicura, e non è stato ancora confermato niente; ma se è vero, io non vedo l'ora di leggerlo!!! Sbrigati a finirlo Kate!!!

VOTO: 9,5/10