mercoledì 27 giugno 2012

LO STRANO CASO DEL DOTTOR JEKYLL E DEL SIGNOR HYDE di Robert Louis Stevenson

La conoscenza che avevo di questo racconto breve vittoriano del 1886, derivava principalmente dalla cultura popolare. Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha sentito parlare di questo leggendario personaggio sdoppiato in due, magari anche in contesti che non centrano nulla con la letteratura.  Ci sono stati film per il cinema e la televisione, racconti ispirati da questo tema, ma anche fatti di cronaca che venivano paragonati al subdolo personaggio del signor Hyde; tutti con diverse interpretazioni e spiegazioni rispetto al romanzo originale.

Il signor Utterson (avvocato), il dottor Lanyon e il dottor Jekyll sono amici di lunga data. I loro rapporti sono sempre stati caretterizzati da grande stima e rispetto reciproco; ma su di loro aleggia questa inquetante figura, molto misteriosa, che è il signor Hyde. Un losco uomo che gira di notte per Londra, spaventando e aggredendo le persone. Chi sia veramente, nessuno lo sa, ma quando si macchia di fatti riprovevoli il suo garante è sempre il dottor Jekyll. Quest'ultimo, a quanto pare, non esita a pagare per i danni causati da questo strano tipo, e ne parla sempre con molta comprensione e tolleranza; fino a quando i suoi amici cominciano a sospettare che ci sia qualcosa sotto e, molto preoccupati per quello che sta succedendo, vogliono scoprire tutta la verità sul signor Hyde. Chi è? Da dove viene? E' veramente cattivo? Ma soprattutto, qual è il suo legame con il dottor Jekyll?

Un mistero che appassiona il lettore. La storia scorre velocemente, ma ricca di dettagli, con descrizioni accurate e un uso abbondante di aggettivi (non credo di aver mai letto un libro con così tanti aggettivi che descrivono le varie situazioni e i personaggi). Tutto questo va a vantaggio del libro, che è estrememente coinvolgente e in grado di immergere totalmente il lettore nella Londra di fine ottocento: in alcuni momenti, sembra di sentire veramente i passi del signor Hyde lungo le strade buie della capitale britannica.
Chi sia in realtà Hyde tutti noi lo sappiamo, anche chi non ha mai letto il libro, per questo motivo il finale non è certo un sorpresa, non c'è il grande colpo di scena che lascia tutti sorpresi; ma non è così imporatante, perchè tutta la storia regala emozioni molto forti ed è scritta così bene che è un piacere leggerla.

I temi trattati, dopo più di cento anni, sona ancora estrememente attuali. In primo luogo la dicotomia tra bene e male: punto cardine del romanzo, ma più in generale della vita stessa; i concetti di bene e mele sono universali e senza tempo, riconoscibili fin da quando siamo piccoli. Ognuno di noi ha un lato buono e uno cattivo, oscuro (sicuramente uno più sviluppato dell'altro, ma questo è un altro discorso) ed è possibile scindere questi due aspetti della personalità umana? quale dei due prenderebbe il sopravvento? Potrebbero esistere l'uno senza l'altro? Oppure, per esistere, necessitano l'uno dell'altro?
In secondo luogo la figura di Hyde viene descritta come grottesca che provoca, nelle persone che lo incontrano, disgusto e paura, ma allo stesso tempo stimola curiosità, stupore e interesse. Sensazioni provate, ancora oggi, dalla maggior parte di noi di fronte ad un incidente stradale, o a tragedie di altro tipo. Senza dimenticare che nel periodo in cui è ambientato il libro, e fino alla metà del secolo scorso, erano frequenti gli spettacoli dei "fenomeni da baraccone", che ispiravano le stesse sensazioni dovute alla presenza del signor Hyde.
Ultimo tema trattato è il problema della potenza del male. Se non viene bloccato, contenuto, arginato con regole e comportamenti, il male allo stato puro prenderà indubbiamente il sopravvento, distruggento tutto, soprattutto il bene e il buono che è intorno a noi. Al dottor Jekyll viene data la possibilità di provocare volontariamente del male, di dare sfogo alle proprie pulsioni più recondite,  senza che questo mini la sua reputazione, visto che la colpa di tutto viene data al signor Hyde; questo ci mette di fronte ad alcuni quesiti: cosa faremmo noi se avessimo la stessa possibilità? La possibilità di fare del male, anche solo per una volta, e comunque passarla liscia? Saremmo in grado di limitarci ad una sola volta? O la cattiveria ci dominerebbe, come succede al dottor Jekyll?

Come si può notare dalla foto, di questo libro ho comprato la nuova edizione Oscar Mondadori Serie Cult, con copertina rigida, molto bella e suggestiva (con queste belle copertine sono stati pubblicati anche altri classici della letteratura come "Orgoglio e pregiudizio" e "Il ritratto di Dorian Gray"). In più questa edizione contiene anche altri quattro racconti brevi di Robert Louis Stevenson, tutti dello stesso stampo, con molte analogie fra di loro, tra cui una ricorrente lotta interiore tra il bene e il male, tra la parte migliore e quella peggiore dell'essere umano. Il mio preferito tra questi è stato "Il diavolo nella bottiglia", che parla di desideri realizzati, maledizioni e amore; leggermente diverso dagli altri racconti, meno macabro e a lieto fine.

VOTO: 8/10

venerdì 8 giugno 2012

IL PALAZZO DELLA MEZZANOTTE di Carlos Ruiz Zafòn

Molti dicono che Zafòn sia uno dei migliori autori degli ultimi anni, questo mi ha invogliato molto a leggerlo. Non avevo fatto una ricerca accurata dei suoi romanzi, quindi, quando sono andata in libreria, ho comprato il primo libro che ho trovato.

A Calcutta, nel 1916, un giovane tenente inglese sacrifica la vita per salvare due gemelli neonati, un maschio e una femmina; separati da allora, Ben vivrà in un orfanotrofio, senza sapere che ha una sorella. Sedici anni dopo, Ben si prepara a lasciare l'orfanotrofio e a cominciare la sua vita da adulto. Inoltre dovrà lasciare anche il Chowbar Society, un club segreto formato da sette ragazzi orfani e molto amici tra loro, che per anni si è riunito in un antico edificio in rovina: il Palazzo della Mezzanotte. L'ultima notte, però, Ben ritroverà la sorella Sheere, che gli racconterà una storia d'amore, morte, pazzia e vendetta. Incuriositi da tale storia, i ragazzi del Chowbar Society cominceranno ad investigare sul passato e scopriranno cosa è accaduto in quella città sedici anni prima. Una scoperta che coinvolgerà personalmente Ben e Sheere e che determinerà il destino dei giovani ragazzi e il loro futuro.

All'inizio del libro c'è una nota dell'autore, dove egli spiega che questo è il suo secondo romanzo (pubblicato in Spagna nel 1994) e che i suoi primi quattro romanzi furono originariamente pubblicati nella narrativa per ragazzi. La speranza dell'autore è che questo non impedisca la lettura anche ad un pubblico adulto.
Personalmente non capisco questa categorizzazione: quando in un libro ci sono dei protagonisti adolescenti, questo diventa automatucamente un romanzo per giovani adulti. Io ho superato l'adolescenza da un bel po' di anni, ma "Il palazzo della mezzanotte" mi è piaciuto molto e l'ho trovato adatto a qualsiasi età.

Fatica leggermente ad ingranare all'inizio, ma forse è stata colpa mia, perché non ero pienamente concentrata sul libro. Superato lo scoglio delle prime pagine, ha cominciato ad appassionarmi e conquistarmi. Pian piano sono stata invasa dalla curiosità, non vedevo l'ora di poter continuare con la lettura, per scoprire cosa sarebbe successo.

La scrittura è scorrevole, semplice, ma dettagliata al tempo stesso. Io non sono mai stata a Calcutta, ma Zafòn la descrive così bene, che mi sembrava di camminare per le strade di quella immensa e misteriosa città insieme a Ben e Sheere.
L'elemento soprannaturale non è così naturale, spontaneo e integrato son l'ambiente come può esserlo, per esempio, in "La casa degli spiriti" di Isabel Allende . Qui si percepisce il distacco e la distinzione tra mondo reale e mondo magico e spiritico; non è un lato negativo, perché quando appare l'elemento soprannaturale, colpisce e stupisce, coinvolgendo ancora di più il lettore nella storia.

E' un'incredibile romanzo sull'amicizia, quella vera, che tutti i ragazzi cercano a quell'età (e non solo); amici leali, pronti a starti accanto e aiutarti, qualsiasi cosa accada, e disposti a sacrificarsi in nome di quei sentimenti nobili e puri che caratterizzano i legami a quell'età.
Ho apprezzato che alla fine racconti cosa sono diventati i ragazzi da grandi, perché mi dà la sensazione che i personaggi siano reali e che continuino la loro vita anche quando chiudo il libro.

VOTO: 8,5/10

mercoledì 6 giugno 2012

SETA di Alessandro Baricco

Piccolo consiglio di lettura, veloce e leggero, da leggere in pochissimo tempo, ma che lascia un ricordo che dura per molto...Si tratta di un racconto breve dello straordinario Alessandro Baricco.

Hervé Joncour vive a Lavilledieu, in Francia, è sposato con Hélène, non ha figli ed è un commerciante di bachi da seta. Compra le uova dei bachi principalmente dall'Africa, per poi venderle alle filande del suo paese. Nel 1861, però, un epidemia investe le uova degli allevamenti europei e si diffonde anche in Africa. A causa di ciò Hervé è costretto ad andare in Giappone per comprare delle uova sane e non far fallire le filande. Quando egli chiede ad un suo amico dove sia il Giappone, questo gli risponde: "Sempre dritto di là. Fino alla fine del mondo". Rappresenta proprio la fine del mondo per loro, basti pensare che il viaggio, di andata e ritorno, dura sei mesi. Proprio lì, in un paese così lontano, misterioso, di cui Hervè non conosce niente, nemmeno la lingua, si innamorerà di una ragazza dagli occhi all'occidentale. Questa giovane donna è però sposa di un uomo molto importante della regione di Fukushima, Hara Kei, ed è anche l'uomo che gli vende le uova dei bachi. Un amore tra due culture completamente diverse e anche per questo destinato a non realizzarsi mai.

Estremamente breve (poco meno di 100 pagine), ma con un'intero mondo all'interno. Capace, in poche parole, di raccontare una storia che non ha tempo, molto semplice, ma che colpisce nel profondo. La perfetta descrizione di due mondi che si incontrano e si scontrano tra loro, in nome dell'amore, e di tutte le conseguenze che queato comporta.

Le parole e anche le pagine, di questo piccolo libro, sono fluide come l'acqua di un laghetto, delicate come le uova dei bachi, morbide e scivolano tra le dita proprio come una sciarpa di seta pregiata. Non è un semplice racconto, ma un'insieme ben costruito di sentimenti ed emozioni che esplodono e ti investono in ogni pagina.

In alcuni punti è ripetitivo, come ad esempio quando spiega il viaggio di andata e di ritorno di Hervé sempre nello stesso identico modo; ma non è un difetto, non è fastidioso, nè noioso, anzi è indispensabile e aiuta a creare la poesia  di cui è composto questo libro.

Non posso veramente dire altro, non voglio rovinarti la sublime esperienza di leggere questo racconto; quindi chiudo qui questa breve recensione su questo "grande" libro.

VOTO: 9,5/10

sabato 2 giugno 2012

LA CASA DEGLI SPIRITI di Isabel Allende

Questo bellissimo libro mi è stato regalato da una cara amica. Le cose sono andate più o meno così: moltissimo tempo fa questa mia amica (la chiameremo V) stava leggendo un libro di questa autrice, credo fosse "Ritratto in seppia".
V: "Sto leggendo un libro di Isabel Allende. è bellissimo!! Hai mai letto qualcosa di suo?"
Io: "No, ma tutti mi dicono che è brava."
V: "Devi assolutamente leggerla, è molto brava."
Io: "Ok, prima o poi comprerò un suo libro."
Passarono alcuni mesi.
V: "Hai letto qualcosa di Isabel Allende?"
Io: "Non ancora, perché sto leggendo altro in questo momento, ma lo farò, promesso."
I mesi passavano e V, alla solita domanda, si sentiva dare sempre la stessa risposta. Poi, all'inizio di quest'anno, eravamo in libreria insieme e...
V: "Allora? Hai letto la Allende???"
Io: "Ancora no, ma ti prometto..."
V: "Va bene...Ti regalo io un suo libro, così non hai più scuse!!"
Ora che lo avevo, dovevo assolutamente leggerlo.

E' la saga di una famiglia cilena, lungo un arco di tempo che va dagli anni venti agli anni settanta del secolo scorso.
Clara, figlia più piccola dei Del Valle, è una ragazzina particolare: parla con gli spiriti, è telecinetica e a volte predice il futuro. Per questo motivo non è per niente sorpresa quando Esteban Trueba (ex fidanzato della sorella di Clara, la quale è morta anni prima a causa di un incidente) la chiede in sposa. Lei accetta con entusiasmo e comincia la sua vita con questo marito un po' burbero e arrogante, ma che non vuole farle mancare nulla. Insieme avranno una figlia, Blanca, e due gemelli, Jaime e Nicolas. Sarà Blanca a dare qualche grattacapo al padre, innamorandosi di Pedro, figlio di contadini e quindi inferiore a lei (secondo Esteban). Blanca, incinta di Alba, sarà data in sposa a un ricco francese; mentre Pedro dovrà scappare perché considerato un rivoluzionario. Accadranno molte cose alla famiglia Trueba, alcune anche tragiche, e ad un tratto Clara smetterà di parlare con suo marito e si trasferirà in un'altra casa. Non è solo la storia di una famiglia e di tre donne forti, ma molto diverse tra loro; è anche la storia di un paese, il Cile, del suo popolo e dei suoi anni bui, tra ribellioni dei contadini e un colpo di stato che ha fatto precipitare le cose.

Ora che l'ho letto, mi vergogno ad ammettere che questo è il primo romanzo di Isabel Allende che leggo; sinceramente, non capisco come ho fatto ad arrivare alla mia età, senza aver mai letto niente di questa straordinaria autrice. Lo stile è chiaro, semplice, diretto e a volte un po' crudo, ma secondo me lo deve essere, perché alcune situazioni sono talmente terribili e crude, appunto, che lo stile in cui sono scritte ti aiuta a viverle veramente. Inoltre ti catapulta, sin da subito, in un mondo totalmente nuovo, fatto di magia, occulto e spiriti, ma incredibilmente vivo e reale.

Molti anni fa, avevo visto il film. Mi era piaciuto molto, ma dopo aver letto il libro ho capito che la trasposizione cinematografica racconta solo una parte della storia, tralasciando molti dettagli e avvenimenti. Essendo una saga familiare, i personaggi incontrati lungo la storia sono numerose, ma ognuno di loro ha un suo ruolo e un suo perché; anche gli avvenimenti, che possono capitare a una famiglia, sono tanti e molto significativi per determinano le dinamiche familiari. Il film è decisamente corto, rispetto al libro (364 pagine), e incapace di esporre tutta la storia completa. Per esempio, una cosa che nel film non è sviluppata bene è il momento del terremoto; mentre nel libro è un momento cruciale e soprattutto catartico per Clara, sarà una svolta per lei. Infatti, il libro può essere diviso in tre parti distinte: l'inizio, in cui si conoscono i personaggi e Clara ed Esteban cominciano la loro vita insieme; dopo il terremoto, in cui avviene un cambiamento in Clara, prima molto distratta e spirituale, ora più concreta e risoluta; ed infine, dopo la morte di Clara e il golpe in Cile, in cui tutto comincia ad andare in rovina, anche la famiglia Trueba. Addirittura, questa ultima parte, nel film non è nemmeno trattata; al contrario, nel libro, le viene concesso molto spazio e sono spiegate molto bene le atrocità che il popolo cileno ha dovuto sopportare.

L'elemento soprannaturale è incastonato talmente bene, che il lettore non lo mette mai in discussione, diventa normale e parte essenziale del romanzo. E' molto facile affezionarsi a Clara, alla sua stranezza, alla sua tranquillità e alle sue premonizioni; ma anche agli altri personaggi, come Blanca e Alba, anch'essi strani e particolari. L'unico che sembra fuori posto è Esteban, essendo l'unico razionale e concreto, cozza in modo incredibile con questo mondo fuori dalle righe, in cui tutto e tutti ruotano attorno a Clara.

Mi piace osservare e riflettere sulla copertina del libro che sto leggendo. A volte il disegno stampato sulla copertina non ha niente a che vedere con la storia del romanzo, e questo mi lascia molto delusa e perplessa, soprattutto se esso è stato uno dei motivi per cui ho comprato il libro. Ma altre volte invece, l'immagine è perfettamente azzeccata, come in questo caso: in questa copertina c'è l'immagine di due donne ( che possono essere Clara e Blanca) con in braccio una bambina (Alba), sedute all'interno di un balcone di una casa, un po' in penombra per creare quel senso di mistero e di spettrale di cui il libro è impregnato.

Unico, piccolissimo, neo che ho trovato è l'uso del verbo "nettare" scelto dai traduttori al posto di "pulire". Non so esattamente perché, ma mi suonava veramente male mentre lo leggevo.
Comunque sono convinta che tutti dovrebbero leggere almeno un libro di Isabel Allende, per farsi coinvolgere e affascinare dal suo mondo. Io non vedo l'ora di leggere altri suoi romanzi.

VOTO: 9,5/10