venerdì 24 giugno 2016

LA TEMPESTA di William Shakespeare

Sono passati sei mesi e abbiamo letto sei opere, quindi siamo arrivati a metà #MaratonaShakespeariana, questo è il giro di boa. Siamo partiti dalla Scozia con Macbeth, siamo passati per la Danimarca con Amleto, poi giù fino all'Italia per Otello, la Britannia con Re Lear e abbiamo mosso qualche passo anche attraverso l'impero romano e quello egiziano grazie ad Antonio e Cleopatra. Ora ritorniamo in territorio italiano, precisamente a Milano, ma solo accennandolo perché, in realtà, "La Tempesta" si svolge su un'isola imprecisata del Mediterraneo (probabilmente inventata).

Commedia in cinque atti, ambientata su un'isola deserta di fantasia.
Il Duca di Milano, Prospero, spodestato dal fratello Antonio, regna su un'isola deserta, ma popolata di creature fatate. Qui Prospero ha sconfitto la strega che vi abitava, ha liberato gli spiriti da lei imprigionati e ha sottomesso il figlio di lei, l'orribile mostro Calibano.
Dopo dodici anni di "esilio" trascorsi sull'isola con la figlia Miranda, Prospero ha la sua occasione di vendicarsi del torto subito dal fratello e di riportare la figlia al posto che le spetta. Fa naufragare con la sua magia la nave che trasporta l'usurpatore Antonio con il suo alleato, il re di Napoli, il figlio di questi, Ferdinando, e il consigliere Gonzalo.
Prospero tiene in pugno i naufraghi, i quali credono che la nave sia andata distrutta e che il povero Ferdinando sia affogato. In realtà il giovane è sano e salvo e grazie alla magia di Prospero, incontra Miranda, se ne innamora e i due si fidanzano. Intanto Prospero non cerca più la vendetta, si riconcilia con il fratello Antonio e tutto il suo seguito.

Il racconto inizia quando gran parte degli eventi sono già accaduti. Prospero, legittimo Duca di Milano, è esiliato, insieme alla figlia Miranda, su un'isola da circa dodici anni; perché il suo geloso fratello Antonio, aiutato dal re di Napoli, lo ha deposto e fatto allontanare via mare. Prospero è in possesso di arti magiche dovute alla sua grande conoscenza e alla sua prodigiosa biblioteca; è servito dallo spirito Ariel, che egli ha liberato dall'albero dentro il quale era intrappolato.
L'unico abitante mortale dell'isola, prima dell'arrivo di Prospero, era Calibano, un mostro deforme figlio della strega Sicorax, ex sovrana dell'isola e morta prima dell'arrivo del Duca. Provocato dall'avvenenza di Miranda, Calibano le propone di unirsi a lui per creare una nuova razza che popoli l'isola. Questo fa infuriare Prospero, che lo tratterà da servo da lì in avanti.
Il lettore viene a conoscenza di tutti questi avvenimenti tramite la voce dello stesso Prospero, che decide di raccontare tutta la storia a sua figlia, ormai cresciuta e in grado di capire.
Ma prima di tutto il Primo Atto si apre con una tempesta, proprio quella che da il nome all'opera. Un terribile fortunale creato da Prospero, per far naufragare la nave in cui viaggiano suo fratello e il re di Napoli, così da poter attuare il suo piano di vendetta.
In questa parte iniziale c'è un piccolo errore, che ha fatto credere a molti studiosi che Shakespeare ne sapesse molto poco di geografia: Prospero racconta alla figlia che vennero caricati velocemente su una nave e spinti in mare; ma come ben sappiamo a Milano non c'è il mare. Potrebbe essere un errore trascurabile, se non fosse che anche ne "I due Gentiluomini di Verona" Shakespeare faccia imbarcare Valentino da Verona per raggiungere Milano via acqua.

Nel Secondo Atto abbiamo uno scambio di battute esilaranti tra Sebastian e Antonio, in cui prendono in giro Gonzalo e Adriano, mentre questi due cercano inutilmente di consolare il re di Napoli Alonso, disperato dopo la tempesta perché convinto di aver perso per sempre suo figlio.
Sebastian e Antonio sono arguti, simpatici e anche un po' insolenti, ma Gonzalo se lo merita perché a volte parla proprio a vanvera e dovrebbe imparare a stare zitto.
Anche la scena successiva è molto divertente, ma è anche normale visto che si svolge tra Trinculo, che è il buffone della situazione, e Stefano un cantiniere ubriacone che conquista Calibano, facendogli credere di essere uomini scesi dalla luna.

Grazie al Terzo Atto ho capito a chi si ispirano sempre quelli della Disney per creare le loro principesse (quelle di una volta, che si innamoravano alla velocità di un battito di ciglia; quelle recenti sembrano un po' cambiate). Sicuramente la Disney prende spunto da Ferdinando e Miranda che si incontrano, scambiano due parole, e venti minuti dopo già si parla di amore. Lui non sa nemmeno come si chiami lei e quest'ultima non ha mai visto un uomo in vita sua all'infuori di suo padre, ma sono tutto un "anima mia", "mia diletta", "siamo fidanzati", ecc...
Vero è che il "cupido" della situazione è il padre di Miranda, Prospero, che con i suoi poteri ha "creato" questo colpo di fulmine, per scopi personali, e ne va molto fiero.

Il Quarto Atto è tutto incentrato sulla temperanza, virtù molto cara a Prospero. Appare come il classico padre geloso della propria figlia quando benedice la nuova coppia di fidanzati, ma mette in guardia Ferdinando di non toccare Miranda per nessun motivo prima del matrimonio, pena una vita di coppia piena di sofferenza. Per essere più incisive Prospero mette in scena un piccolo spettacolo, con alcuni spiriti chiamati da lui. Uno di essi è travestito da Giunone, per antonomasia la dea del matrimonio e dell'amore casto e, volontariamente, egli non inserisce all'interno di questa scenetta Venere (dea associata all'amore, alla bellezza e alla fertilità) e Cupido (dio dell'amore e del desiderio sessuale).
Tralasciando questo piccola manifestazione di patriarcato (tipica dell'epoca), io mi sono ritrovata a pensare che dovrebbe essere magnifico vedere l'intera opera riprodotta a teatro e soprattutto questa scena, con gli spiriti travestiti che cantano e recitano.
L'emozionante spettacolo degli spiriti si conclude con alcune delle più belle parole mai pronunciate, secondo me:
"Siamo fatti anche noi della materia di cui sono fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo di un sogno è racchiusa la nostra breve vita..."

L'insegnamento importante, racchiuso in queste poche pagine, arriva con lo svolgersi del Quinto Atto e il termine della commedia; cioè che la vendetta non è quasi mai la strada più indicata da seguire, quando si ha subito un torto, perché si è solo spinti dalla collera e non ne riceveremmo alcun beneficio.
Il messaggio non è sottinteso, da carpire tra le righe, come spesso accade, ma Shakespeare ce lo dice chiaro e tondo con:
"...perdonare è più nobile agire che vendicarsi."
Nell'epilogo Prospero si rivolge agli elfi dell'isola, ma sembra proprio che egli parli con il pubblico (o con il lettore in questo caso), e chiede a queste magiche creature di lasciarlo partire, fargli abbandonare l'isola e tornare a Milano, perché ha rinunciato al patto con il mondo paranormale, ha perso i suoi poteri, e ha perdonato suo fratello Antonio e tutti gli altri. Prospero vuole essere liberato come lui ha liberato gli spiriti che lo servivano. 


Dopo cinque tragedie, è la prima volta che leggiamo una commedia nella #MaratonaShakespeariana.
Tradizionalmente "La Tempesta" è considerata l'ultima opera interamente scritta da Shakespeare prima del suo abbandono. Infatti il monologo finale di Prospero è considerato da molti l'addio alle scene del drammaturgo inglese.
Nell'ultima fase della sua produzione Shakespeare scriveva prevalentemente romances, ovvero opere in cui venivano rielaborate tematiche già trattate, nelle grandi tragedie o commedie, e collocate in una dimensione mitica, sacrale, quasi onirica. In queste opere specifiche gli argomenti che ricorrono più spesso sono la morte e la rinascita, le colpe dei padri riscattate dai figli e l'espiazione seguita dal perdono. E quest'ultimo è proprio l'argomento principale de "La Tempesta".
Una caratteristica di questa commedia è che si svolge in poche e specifiche ore, esattamente dalle due alle sei del pomeriggio, proprio l'orario in cui venivano rappresentate le opere in teatro.
Gli atti sono veloci da leggere, composti da poche scene, a volte addirittura da un'unica scena. Estremamente scorrevole, molto più delle altre opere lette finora, probabilmente anche per il tono più leggero con cui si svolgono tutte le vicende.

martedì 21 giugno 2016

CRONACHE DAL GRUPPO DI LETTURA #7

C'è sembrato subito evidente, questa volta, che la capa Maria volesse leggere qualcosa di Dino Buzzati. Ha lasciato qualche "piccolo" indizio/suggerimento qui e là e quindi l'abbiamo assecondata. Praticamente il sondaggio si è svolto solo per decidere quale opera avremmo letto e la scelta è ricaduta su "Un amore". La divisione è stata fatta così:

1° TAPPA: dal cap. 1 al cap. 12
2° TAPPA: dal cap. 13 al cap. 20
3° TAPPA: dal cap. 21 al cap. 28
4° TAPPA: dal cap. 29 al cap. 35

Milano degli anni Sessanta è lo sfondo su cui si muove il protagonista di questo romanzo: un professionista maturo, un uomo che ha atteso troppo, senza saperlo; è rimasto nell'intimo un giovane, crede che il sentimento sia ancora capace di compiere tutti i miracoli. E si innamora perdutamente di una donna giovanissima, ma già carica della cinica spregiudicatezza, della stanchezza morale di un'epoca.
Primo e unico romanzo erotico dello scrittore bellunese, "Un amore" continua l'indagine buzzatiana nelle inquetudini dell'uomo contemporaneo, esplorando una dimensione, quella del sentimento, di primaria importanza e descrivendo con ineguagliabile finezza la parabola di un amore vero, di una limpidezza esemplare, ma destinato a smarrirsi nella menzogna, come in un labirinto.



1° TAPPA: Abbiamo cominciato la lettura lunedì 16 maggio e, sarà stata la stanchezza dovuta al Salone del Libro appena terminato, o gli impegni vari ed eventuali di ognuno di noi, oppure il fatto di essere solo all'inizio della nostra lettura condivisa... fatto sta che la prima settimana risulta piuttosto silenziosa. Qualche sporadico commento di apprezzamento e tanta fatica per rispettare le tappe, a causa dell'estrema scorrevolezza del testo.
A tappa raggiunta si discute su come sia interessante e abbastanza coinvolgente lo stile di Buzzati: con i suoi periodi lunghissimi, quei flussi di coscienza che a volte ti fanno perdere il segno, e la scarsa presenza della punteggiatura.
Cristina di Athenae Noctua - sempre preparata - non riesce a capacitarsi (e noi con lei) di come questo scrittore sia stato snobbato nel panorama letterario dell'epoca:
"Peccato che si sia trovato in un ambiente culturalmente provinciale, nell'Italia che preferiva cercare i propri modelli, anche letterari, all'estero e trovava lui come un cronista di scarso valore..."

2° TAPPA:  Seconda settimana tranquilla fino al commento di Laura Iannò:
"Sono indietro di una tappa (ma ora vi raggiungo, eh). Provo un senso di fastidio sia nei confronti di Laida sia in quelli di Dorigo, personaggi abbastanza prevedibili e per nulla eccezionali. Le riflessioni più significative sono sporadiche e solitarie. Forse per questo brillano di più."
E qui mi si apre un mondo. Stavo cominciando a sentirmi sola. Dopo tutti quei commenti entusiastici, cominciavo seriamente a credere di essere solo io ad avere un problema con 'sti due (non con la trama o lo stile, ma con i personaggi). E a quanto pare non sono l'unica perché ci fanno compagnia anche Maria, Valentina Accardi, Guenda Ferri, Federica Slv e Paola Toto.
I personaggi del romanzo, per adesso, non ci dicono molto (ma Buzzati ci piace). Mario Gaio, che è leggermente più avanti di noi nella lettura, ci supporta e ci comunica che sta aspettando che i "personaggi decollino" che "qualcosa cambi". E' esattamente ciò che mi aspetto anch'io: una certa evoluzione da parte di Dorigo e Laide.
Veniamo "redarguiti" da Emilia C. Cavaliere che ci dice:
"Se vi aspettate giganteschi plot twist e colpi di scena da Buzzati cambiate scrittore, per il vostro bene..."
Nessuno qui vuole grandi colpi di scena e Mario Gaio, ancora una volta, riesce ad esprimere quello che penso anch'io:
"...forse vorrei qualcosa di più da loro (Dorigo e Laide). Troppo spesso si ripetono. Cambia qualcosa tra loro ma non cambiano loro, almeno non significativamente. Chiedo solo qualche sfumatura in più in due personaggi che mi sembrano aver poco spessore..."
Andrea Rookie Boschi chiude la conversazione (e la settimana) con una sua perla, racchiudendo il pensiero di molti (o forse di tutti):
"Io credo che sto libro riesca a darti il senso di noia e normalità che è per la maggior parte la caratteristica di moltissime vite. Esistono milioni di Dorigo e milioni di Laide, e non hanno nulla di esaltante in sé, e manco sto amore così ben descritto è così eccezionale o stravagante..."

3° TAPPA: Questa tappa e parte della quarta io l'ho trascorsa sulle spiagge della Puglia e devo ammettere che, nonostante abbia continuato la lettura di "Un amore", non ho seguito molto i commenti nella pagina Facebook del Gruppo di Lettura (ma a mia discolpa vi dico che sono stata distratta da quel mare magnifico).
Ma recuperando i commenti mi sono accorta che alcuni, durante la terza settimana, hanno portato a termine la lettura dell'intero libro, e tacciono per evitarci spoiler. Paola Toto ormai non sopporta più Laide, Dorigo e il loro amore malato e vorrebbe tanto prenderli a schiaffi (ma intanto, tra un nervosismo e l'altro, l'ha finito in anticipo anche lei).
In realtà il vero movimento si è spostato su Twitter, dove l'ultimo giorno della tappa si scatena una cascata di citazioni tratte dal libro di Buzzati twittate dagli ScratchReaders (vi lascio il link QUI così, spulciando bene, potete trovare la #twittlettura del GDL).
Intanto io continuo ad avere grandi aspettative su Dino Buzzati, perché me ne parlano bene da anni, quindi proseguo la lettura per l'ultima tappa.

4° TAPPA: L'ultima settimana si apre con Laura Iannò che abbandona "Un amore" perché parole sue (e anche lo stampatello):
"NON CE LA Fò"
Solidarietà da parte di tutto il Gruppo di Lettura: ad un certo punto è meglio mollare, non c'è nulla di cui vergognarsi!!
Mentre la maggior parte di noi è in dirittura d'arrivo Andrea Rookie Boschi è arrivato a metà del romanzo e lancia una riflessione molto importante:
"...ma la cosa che non posso fare a meno di chiedermi è: chi non si è mai sentito un Dorigo almeno una volta nella vita? (dico già che secondo me l'età non fa nessuna differenza)"
Hai perfettamente ragione Andrea!! Quasi tutti noi siamo stati un Dorigo almeno una volta: abbiamo inseguito quell'amore impossibile, non corrisposto, ossessivo; abbiamo palpitato al solo pensiero di poter trascorrere anche poco tempo in compagnia di quella persona tanto desiderata, così fortemente da straziarci; quella persona che ci dava quel tanto di corda per poterci strangolare da soli.
Ma alcuni sono stati anche Laida, forse una volta (o più...). Da un certo punto di vista più fortunati perché gestivano il gioco, ma allo stesso tempo dipendenti dal "giocatore" e dalle sue attenzioni; perché non si riesce a giocare al gatto con il topo, se manca proprio il topo.


Ad alcuni sono piaciuti i personaggi e alcuni, invece, non li hanno sopportati; qualcuno è stato catturato immediatamente dalla storia, mentre agli altri non ha convinto fino in fondo; ma a tutti è piaciuto il Buzzati scrittore.
Gli ultimi capitoli (gli ultimi tre se non sbaglio) sono quelli che sono piaciuti di più, ma questo basta a risollevare un libro che in realtà non ti ha convinto del tutto? Per quanto lo stile di Dino Buzzati sia piacevole, e apprezzato anche da chi non ha amato la storia, basta a riscattare tutto il libro?
Quesiti interessanti, che hanno una risposta diversa per ognuno di noi.
Io, personalmente, credo di no, quindi ho delle riserve su questo romanzo, non riesco ad esprimere il mio giudizio fino in fondo. Mi è piaciuto, però...
Credo che dovrò dare un'altra possibilità a Dino, magari con "Il deserto dei Tartari" e "Il segreto del Bosco Vecchio" che sono già nella mia libreria (e sono totalmente diversi da "Un amore").

Se volete qualcuno con le idee sicuramente più chiare delle mie, vi invito a leggere i post di Cristina su Athenae Noctua e di Valentian su La biblioteca di babele, entrambi molto interessanti ed esplicativi.