venerdì 10 marzo 2017

ALLE FANCIULLE E ALLE FIGLIE DEL POPOLO di Anna Maria Mozzoni

Voglio continuare con questi libretti di Caravan Edizioni, perché sono veramente veloci da leggere, curati e interessantissimi, ma soprattutto mi hanno fatto conoscere delle figure importantissime per quanto riguarda il femminismo e l'emancipazione delle donne in generale.
Donne intelligenti e coraggiose, che tutti dovremmo conoscere e prendere a esempio.
Vi ho già parlato di Elizabeth Stanton e Lucretia Mott e la loro Dichiarazione dei sentimenti, ora è il momento della lettera di Anna Maria Mozzoni.

Nel 1884 Anna Maria Mozzoni scrive l'opuscolo Alle fanciulle, diviso nei due capitoli: Alle fanciulle che studiano e Alle figlie del popolo. Poche pagine dove spiega alle giovani, qualunque sia la loro condizione sociale, perché sia fondamentale per il benessere delle generazioni a venire impegnarsi nella battaglia emancipazionista e più in generale per il riconoscimento e la tutela dei diritti dei più deboli di fronte a quello Stato, l'Italia, appena nato.
Sono le donne, madri anche di quegli uomini che le opprimeranno, a dover combattere unite per una società equa.

Anna Maria Mozzoni nasce nella provincia lombarda nel 1837, da una famiglia colta e nobile per parte di madre. Il padre era studioso di fisica e la madre fu colei "che l'educò al libero pensiero".
Di quell'unità d'Italia, che lei visse in prima persona, non ne fu soddisfatta a pieno. Proveniva dalla Lombardia, territorio dell'Impero asburgico, a cui le riforme dell'Imperatrice Maria Terese avevano contribuito alla riforma del catasto, all'istruzione elementare impartita teoricamente anche dalle maestre, alla razionalizzazione dell'agricoltura, a un minimo diritto di voto per le donne possidenti che sceglievano i propri amministratori. Insomma, l'impero asburgico aveva avuto dei meriti, mentre l'unità significò per le donne del Lombardo Veneto un parziale regresso.

Già più di 150 anni fa, Mozzoni lottava per una società più equa, per la parità dei sessi, per l'emancipazione femminile e non solo attraverso questa lettera Alle fanciulle e alle figlie del popolo, ma anche con l'opera La donna e i suoi rapporti sociali (1864) in cui evidenziava le pessime condizioni delle operaie e delle lavoratrici in generale; pubblicò nel 1865 La donna in faccia al progetto del nuovo Codice civile italiano rivendicando il diritto di voto amministrativo e politico delle donne; tradusse The Subjection of Women, del filosofo liberale inglese John Stuart Mill, diventato la Bibbia dell'emancipazionismo e del suffraggismo; collaborò a La donna di Padova, uno dei primi giornali all'avanguardia nella lotta per i diritti delle donne; e nel 1878 pronunciò il discorso inaugurale al Congresso Internazionale per i diritti delle donne a Parigi.

Una donna molto impegnata nel difendere i suoi ideali, i valori in cui credeva e denunciare i tanti limiti imposti alle donne in quegli anni. Una vera e propria combattente che spese più di quarant'anni della sua vita a lottare perché le donne fossero più considerate e ottenessero di più in diversi campi, dal lavoro, alla famiglia, alla sfera politica.
Oggi, nel 2017, molti traguardi sono stati raggiunti e lasciati alle nostre spalle, ma non  bisogna dimenticarli e soprattutto non bisogna dimenticare le innumerevoli donne, come Anna Maria Mozzoni, che hanno permesso tutto ciò; che si sono impegnate negli anni per ottenere quei diritti che a volte noi diamo per scontati.

Molto importante per lei era l'istruzione: gran parte del discorso fatto in  Alle fanciulle e alle figlie del popolo sta proprio nello spingere le ragazze a studiare, a costruirsi un'istruzione e a farla valere.
Ma nella sua lunga carriera da attivista c'era anche un altro punto per lei molto importante, quello delle lavoratrici. Operaie, contadine, maestre tutte sottovalutate, sfruttate e sottopagate, che venivano considerate molto inferiori agli uomini.
Una battaglia lunga più di 150 anni, in parte molto attuale, perché ancora oggi non c'è parità tra i sessi nell'ambito lavorativo: a parità di lavoro, una donna viene ancora pagata meno e più si sale nella gerarchia aziendale e meno donne si trovano.
Ci sono ancora delle lotte da portare avanti e dei traguardi da raggiungere per tutte noi donne, una di queste riguarda sicuramente più diritti nell'ambito lavorativo.
Vi lascio con una frase premonitrice di Anna Maria Mozzoni, che si trova all'interno di questo saggio, e che spero vi porterà a riflettere sulla situazione:
Operaie, non chiedete tutela, esigete giustizia.

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